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Nostalgico ritorno

  autore: mp47pasquino Gocce su gocce l’umido che appare, a bagnar le trecce solcano sincere come mille frecce… assiso ai … Continua a leggere →

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Il Sito la Redazione ed i Collaboratori

Vi Auguriamo di trovare questo Sito Poetico a misura d'UOMO, BENVENUTI E TANTA CORDIALITA' A TUTTI VOI CARI ISCRITTI di Questo SITO POETICO...
Buona permanenza e Buona Lettura a chi viene anche solo a leggere, sappiate che questo ci fa solo che onore, GRAZIE!
Il Sito Vola...Grazie a Tutti Voi e all'interesse che potrebbero suscitare gli argomenti delle poesie, lo stile e la forma dei Vostri testi oltre alla qualità che il Sito mette in campo!
Grazie, ma come ogni cosa di qualità occorre parlarne e divulgarne le virtù, affinché possiamo crescere e migliorare.

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L’andamento del Sito www.sfogliandopoesia.com  negli ultimi 30 giorni ad oggi 23/03/2018
questo per giustificare e e chiarire sul n° di letture ricevute in ogni opera pubblicata di certo realmente non possiamo dire che per es. la poesia “Pensieri” di Luisa Bandiera che ad ora segna ben 8327 visite delle quali e nelle quali sono compresi tutti i richiami e rilanci dei motori di ricerca attratti sia dalla configurazione e funzionalità del Sito e sia dall’appetibilità attrattiva dei contenuti questo magari non vuol esattamente voler dire che siamo di fronte ad un’opera eccelsa si ma comunque e nessuno lo può contestare che sono i motori di ricerca che fanno la differenza, ok sotto metto il grafico della reale presenza umana che visita il Sito, per cui mi sento di dire cari Poeti iscritti fatevi portatori e testimonianza del Nostro Sito e la qualità ed accoglienza che vi regna, GRAZIE comunque a Tutti Voi…Pasquale Rea Martino alias mp47pasquino.

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542

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1.478

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68,88%

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E’ Primavera

Buona "Giornata della Poesia" Auguri a tutti i Poeti!

Dagli angeli

il sentor di nuovo giorno
spore in ogni dove a germogliare
petali dipinti per magia
tra prati verdi steli
ad inchinar le chiome

esseri velati di mistero
volano con ali
e fantasia
a mitigar pensiero

intorno è festa e melodia
oscillano d'amore e frenesia
in questo ribollir della natura
volge il fior corolla al sole
come rima cerca poesia

Cambia la stagione a rinnovar
la Primavera
tutto si rinnova nel danzar
dell'api il fiore
il nettare succhiar
tutto acquieta la natura
in questo splendido poetar.

Autore: mp47pasquino
Poesia scritta il 21/03/2012

L'immagine può contenere: fiore, nuvola, cielo, pianta, natura e spazio all'aperto

Audio da ascoltare

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https://sfogliandopoesia.com/wp-content/uploads/2017/05/Secret_Garden_-Poeme_.mp3

https://sfogliandopoesia.com/wp-content/uploads/2017/05/02-Adagio-In-C-Minor-Yanni.mp3

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Non era un giorno qualunque

stock-footage-man-in-suit-business-running-road-sunset-path-lens-flare-hd

Autore: Maria Luisa Bandiera © Copyright 

Camminavo lungo la via
sola,
senza pensieri.

L’inconsapevole giorno
offriva su un piatto d’argento
le pure gioie del mondo.

Mi correvi incontro
e fondeva la tua immagine
nel rosso tramonto,
protesa la tua mano
in un saluto

divenne subito abbraccio
divenne subito
amore!

LA PIU’ LETTA DELLA SETTIMANA

Titolo: Pensieri  Letture ricevute 5810

 

Autore Maria Luisa Bandiera 

Nella luce del cuore
s’illumina
un mattino senza ombre.
Nel pensiero pervade la certezza
di un attimo senza tempo.

Ascolto l’eco
di avvenimenti più oscuri
rimasti sopiti a lungo nel tempo.

Una triste sensazione di solitudine
passa oscillando come un’onda,
alberga ancora nelle mie mani
ciò che m’appartiene
che è ...
quanto resta di un alito
di vita.

Facebook ci rappresenta così

http://sfogliandopoesia.com/wp-content/uploads/2017/09/Sfogliandopoesia-Puntocom.mp4

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Autunno

Pensieri poetici

Autore: mp47pasquino

Piange l'Autunno
ogni foglia che cade
ogni fronda s'accende di bruno
e sfuma cadendo nel vuoto!
autunno-1

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Nostalgico ritorno…

autore: mp47pasquino

Gocce su gocce
l’umido che appare, a bagnar le trecce
solcano sincere come mille frecce…

assiso ai miei pensieri storno

volute di simbiosi, assurdi strali
a picchiettare il viso, a far contorno
strie di muschiati intensi viscerali

addensano vapori nel grigior d’autunno
tuoi profili d’uggioso stare
in quel far di dea, che il sogno calzeranno
incrocio dita e spero nel tuo amare

intanto fremo, di quell’umido
tremo all’aderir d’intensi sciami
quel sospirar di bocche impavido
che gelido protrae a serrar turgidi legami

gocce su gocce,
in quel picchiettar giulivo appare
muschio variegato a concepire
pozze di te da ubriacare…

nostalgico ritorno…
nel girovagar d’intorno
annaspando del tuo odor l’inferno
come dell’amor quel bacio eterno!

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Il Commento è l'espressione di un civile comportamento nei confronti del Sito e degli Autori che lo ricevono, oltre che un appagamento morale per aver partecipato ad accrescere prestigio a dimostrazione della lealtà ed apprezzamento verso questo Sito che ospita e fa di tutto per accudire e mantenere una linea comportamentale onorando Tutti ed in particolar modo la "Poesia"
Grazie!

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Poesie segnalate dai Nostri lettori

Titolo: Lontano
Autore: Veronica Riniero


Era il cielo

di un autunno fragile
che fra le foglie ingiallite
scrollava le radici
di una natura assopita,
allacciata
all'ancora udire di un pensiero.

E nell'apnea di vita
lo sguardo di un uomo,
che il proprio volto
nella corteccia specchiava.
Su quel legno
che accarezzava il pallore
del vento freddo,
il tatto delle sue stesse mani
come avvolte da nubi ossute,
ricordavano le righe della pioggia
posate sul vetro di un lucernario.

Ad ogni passo
lasciava un ricordo
e ne finì spoglio.
Talmente scevro da potersi afferrare,
rimase privo di passi,
poiché ancora lontano
da ciò che in lui fu vita.

Vita mea

Autore: GiorgioDello

Piccola donna or che sei cresciuta
bocciolo fiorito
di splendida rosa

di ogni parola o suono
ad ogni tuo pensiero
per ogni tuo desiderio
perdonami figlia
sono un uomo

la natura non mi ha permesso di portarti in grembo
saziare i tuoi primi bagliori di vita
di portare le tue piccole labbra al mio seno

di ogni tuo sussulto
di ogni battito del cuore
di ogni piacere o dolore

di ogni istante
d'affannato respiro
perdona...

perdonami figlia
non posso esser la tua vita
a volte sono assente
a volte mi nascondo

di ogni tuo bisogno
di notte e di giorno
di ogni tuo sentore
vorrei essere il tuo sogno

senti il battito del mio cuore
senti il fremito della mia anima
le mie paure, le mie gioie
mentre il sole muore

dormi Angelo mio
o fingi di farlo
quando ti osservo,
quando appaio e t'abbraccio

quell'attimo di gioia
immensa,
felice d'averti...
invecchierò amandoti.

(a mia figlia or che è diventata donna)

Tra tetti aguzzi

Recensione liberamente tratta dalla Poesia " Tra tetti aguzzi" offerta dalla Dott.ssa Cinzia Baldazzi

L’uomo rimasto a vegliare è più labile e sottile della brezza mattutina, quasi le «gocce che rimbalzano / nel buio» imperlassero la fronte delle donne addormentate al chiuso, al sicuro, al caldo: quindi, le minuscole sfere d’acqua si appiattiscono, per rinforzarli, ai «muri e saliscendi» destinati a «gettarsi» sull’«asfalto» indifferente. Ciononostante, se il protagonista, manifestandosi, pronuncia “parole” silenziose oltre il sopraggiungere dell’alba, ecco l’ “erosione” tra i «viottoli stanchi», nei versi di Pasquale Rea Martino: il consumarsi dei giorni dall’aurora al tramonto è il compagno di una volta, nascosto in un profondo serbatoio taciturno dove, senza affogare o scolorire l’inchiostro, una mano conduceva la penna sullo spazio nitido della carta intatta, poggiata su «pietre squadrate a formar scacchiere»: a scrivere poesie.

Tuttavia, «abbaini attenti / alla valle che discende a picco», compongono, magari, l’atlante di un libro o la «scacchiera» di un pavimento, riempito di zone bianche libere e zone nere occupate: quando la luce solare è diffusa, cerco di associarmi al clima suggestivo in cui il «paese» è immerso, avvertendo ancora e materializzando la necessità di uscire dalla sua tranquilla e protettiva clausura notturna, così da godere della festa celebrata dal sole della chiarezza, assumendo un pubblico impegno morale e operativo dinanzi al «mercato attento e variegato / umano» del reale. Un analogo trasferimento utopico, completato dall’autore di “Tra tetti aguzzi” - dal pensiero muto al cuore del vero, modificata nella misura di uno specchio, in un guardingo evolversi dei fenomeni - «porge» un sorriso, favorito dal suo Io narrante il quale, pur situandosi all’esterno, pone tra la realtà e sé un filtro in grado di allargarsi in elementi inflessionali tangibili, tra porticati appuntiti e dimore spoglie e pietrose.

La poetica novecentesca dei Crepuscolari ha lamentato, nelle elegie, la cosalità perduta e i relativi paradigmi in procinto di smarrirsi davanti a un’area speculare, simili a fiori abbandonati ad appassire in un vaso: un “esemplare” di micro-ambito, con la prerogativa di raccoglierli (come ogni superficie riflettente raduna i tratti della nostra figura) solo falsificandoli e inducendoli a scomparire: perché, remoti dalla base generativa, è l’unica opportunità di farli riconoscere. «In isolamento assoluto», spiega il filosofo danese Louis Hjelmslev, «nessun segno ha significato»: ipotizzando esso fosse «vago», in un’ottica tradizionale, non lo «conserveremo, procedendo, senza un’analisi più precisa». 1

Per buona sorte di noi lettori, il “cristallo riflesso” di Rea Martino asciuga quelle lacrime oggettive e varca, nel quotidiano, il “domani”, comunicando nulla di inderogabile e imbarazzante, ma esplicito, forse intonando un canto di preghiera emblematica nel lungo procedere del tempo incastrato in «tetti aguzzi e case brulle / piccole piazze e cisternola”. Questa natura paesaggistica è invitata a partecipare a uno status concentrato, nei decenni del secolo passato, nella metamorfosi di un sogno, non però nel genere delle avanguardie letterarie di Corrado Govoni dove i rami del mandorlo bianco si cambiavano nei capelli grigi delle madri, delle vecchine dei nostri versi con il «basto e la fascina». Piuttosto, Pasquale Rea Martino osserva e trasmette la realtà illustrata non accorgendosi di delinearla “sognandola” in quanto segnale di una felicità anteriore e inesaurita, poiché, adesso, incontrando ore afflitte, vive nella continua attesa di un viaggio, non confuso, bensì guidato dallo scopo di custodire segreti liberatòri e fede indulgente.

Di nuovo alla sera, «in piazza», i versi, nel suscitare personalità umanissime, lasciano comunque circolare «astruse e sagome / puntute», con il vento imperante a provare a spazzarle via: nondimeno, emergono accenti vicini a un ispirarsi montaliano assai familiare al modus operandi di Rea Martino, nell’imporsi, dunque, un meditare dedicato all’«ombra della Cattedrale». Cito in proposito il commento di Oreste Macrì sulla celebre “Arsenio” di Eugenio Montale, tenendo a mente come, nel capolavoro, l’ambiente sia marino: il testo, inserito negli “Ossi di seppia” del 1928, racconta il pessimismo, nella vicenda del protagonista, controfigura dell’autore. Il personaggio è in procinto di intraprendere un “viaggio” durante una tremenda tempesta, e l’impresa acquista l’obiettivo - fallito - di raggiungere «un’altra orbita», o un movimento rivelatorio e salvifico da accordare al senso globale dell’essere. Nell’uniformità dei processi e sistemi qui trapelati, il critico Macrì decifra «una persuasione finale dell’anima, ma non risoluzione degli eventi per se stessi. Insomma, una sensazione epica, non lirica».2

Intanto il tempo, la storia, una volta, «abbeverava / l’animale, un asinello», e così, nell’opera “Tra tetti aguzzi”, condividiamo l’avvenire immediato accogliendo gli attimi assorbiti, le risposte e la reciprocità degli oggetti in apparenza inorganici. Poi, in chiusura, sento prevalere, in chiave misteriosa, il richiamo a un’ulteriore esistenza non trascinata da quel «vento» capace di disperdere il contesto circostante oscuro e alterato. Percepisco, d’altronde, l’evocarsi di un microcosmo ospite di dimensioni individuali, indebolite nel moltiplicarsi oltre l’orizzonte della notte precisato dall’aurora, eppure adatto a catturare l’interesse sulla propria esperienza: con «guglie» all’altezza di pungere il cielo in un’ansiosa domanda sorretta da tanti parametri divenuti, per chi li utilizza o li interpreta sotto la specie di totem privati, l’enunciarsi di una vita non ossessiva, aperta invece a esiti imprevisti.

Ha ragione Rea Martino: l’autentico linguaggio delle metafore e metonimie non elabora una simbologia condizionata; al contrario, crea atmosfere dove sono le cose a esprimersi, strette al progredire indicato, non inerte e aleatorio, nell’azione sempre chiaro, accurato e severo. Soprattutto nell’immagine del «mercato attento e variegato / umano» e sorridente, rintraccio una significazione insieme infantile e matura della natura, al di là del limitato arco mortale, con ciò non ridotta a un’istanza superiore e inappellabile.

Per gli uomini, inquieti e desiderosi di salvezza, infatti, il soffio violento che sbatte gli indumenti bagnati sulle facciate delle «case brulle», sulle «piccole piazze», riprenderà nell’aria l’integrità dovuta e la risonanza intima della musica delle origini, quando le campane della Cattedrale, d’un tratto, suoneranno con un timbro mai ascoltato, non generato da un meccanismo automatico, ma da un libero comando, il nostro, mentre riecheggia nel verso cadenzato e solenne.

NOTE

  1. Louis Hjelmslev, “I fondamenti della teoria del linguaggio”, Torino, Einaudi, 1968, p.50 (trad. Giulio C. Lepschy)

  2. Oreste Macrì, da “Esemplari del sentimento poetico contemporaneo”, Firenze, 1940, cit. in Giacinto Spagnoletti, “Poeti del’900”, Milano,Mondadori, 1952, p.229

Autore: mp47pasquino

Passi silenti
al ticchettare andante,
gocce che rimbalzano
nel buio ombre al chiar di luna
appiattite ad una ad una
rasentano muri e saliscendi,
oblunghe e curve
si gettano all'asfalto.

Viottoli stanchi,
erosi al tempo bianchi...
pietre squadrate a formar scacchiere
e docili abbaini attenti
alla valle che discende a picco.

Il mattino d'un paese che risorge
tutto in festa con il sole,
rinasce pure
mercato attento e variegato
umano,
col sorriso che ti porge.
tra tetti aguzzi e case brulle
piccole piazze e cisternola
che al tempo abbeverava
l'animale, un asinello,
che aiutava la vecchina
col suo basto e la fascina.
La sera di nuovo in piazza,
punte aguzze e vento
che impera e spazza
a terra,
figure astruse e sagome
puntute
che ornano di guglie
l'ombre
della Cattedrale.
Poesia inserita il 17/10/2009

Poesie segnalate dai Nostri lettori

Titolo: Lontano dagli occhi
Autore: Giovanni Chianese

Lontano dal mormorio
come una carezza al vento
scende quella linea immaginaria
scenario d’iride è il mare
che nel vermiglio incanta

È lì che sogni sospesi si riaccendono
a svanire nel lontano crepuscolo

Resta l’attesa del nuovo giorno
tra tavolozze di nubi e solare tepore
mentre l’oceano lentamente si confonde

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